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Europrogettista: come programmare il lavoro?

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Una delle domande più frequenti che mi vengono rivolte durante i miei corsi o durante le mie consulenze, è “Quanto tempo ci vuole per scrivere un progetto?”. Questa è una domanda alla quale io non rispondo mai, o per meglio dire, rispondo sempre che non c’è un tempo stabilito, ci si possono impiegare due giorni come due mesi.

Chiaramente l’esperienza nel campo della progettazione europea è fondamentale, e chi si approccia alla scrittura di un progetto per la prima volta certamente avrà più difficoltà rispetto a chi lo fa da anni per mestiere. Ciò non vuol dire che sia difficile organizzare il lavoro e prevedere cosa c’è da fare per scrivere e presentare un progetto europeo al meglio.

Prima però, se non mi conosci, lascia che mi presenti brevemente.

Sono Mattia Di Tommaso, ho 35 anni, sono un europrogettista e sono il presidente di un’associazione di promozione sociale, IDEA EUROPA, che si occupa di assistenza e formazione per altre associazioni e di creare un network virtuoso fra esse. Idea Europa è infatti il primo ente che collega le no profit al mondo dei fondi europei.

Torniamo ora a noi.

Ci sono chiaramente dei passaggi fondamentali che l’europrogettista deve seguire per la presentazione di un progetto, ed un rispetto dei tempi che spesso non dipende esclusivamente da lui. Un semplice esempio consiste nella ricerca dei partner. La ricerca di un partner internazionale idoneo per il nostro progetto può richiedere anche più di una settimana, se nessuno degli enti che abbiamo contattato ci risponde subito o semplicemente se ci risponde che non è interessato a prendere parte del nostro progetto. Ci si possono impiegare però anche pochi minuti, se abbiamo una rete internazionale ben salda e conosciamo già le associazioni con cui desideriamo portare avanti la nostra progettualità.

Tutto è dunque relativo all’esperienza del singolo europrogettista ed alle sue capacità personali di scrittura, di elaborazione e di suddivisione del lavoro. I tempi dunque sono molto importanti.

Ci sono delle fasi che non possono in nessun modo secondo me essere saltate in fase di progettazione. Vediamo insieme quali sono.

  1. Analisi del contesto e dei problemi

La prima cosa da fare ancora prima di aprire il proprio pc e mettersi a scrivere, è quella di fare un’analisi dei problemi. Quando ancora ero uno studente inesperto di progettazione ed appassionato di associazionismo, questo era uno degli errori più comuni che commettevo. Ovvero il non chiedermi se un problema che io riscontravo, fosse un problema realmente percepito dalla comunità in cui mi trovavo oppure no. Analizzare il contesto di provenienza prima di scrivere un progetto europeo – ma anche qualunque altro tipo di progetto – è fondamentale poiché aiuta l’europrogettista ad avere chiara la situazione e, in fase di scrittura, a poter dimostrare quando l’esigenza che ha riscontrato si effettivamente percepita sul territorio. Puoi trovare un articolo più dettagliato qui.

2. Definire gli obiettivi del progetto

Dopo aver individuato il contesto di azione, è fondamentale dal punto di vista progettuale individuare degli obiettivi di progetto. Gli obiettivi, come spesso si dice, devono essere SMART. Se desideri saperne di più abbiamo realizzato un articolo più specifico rispetto a questo argomento che puoi trovare qui.

3. Trovare un partenariato internazionale 

Come ti dicevo la maggior parte dei progetti europei richiede la partecipazione di più enti internazionali che collaborino al fine di raggiungere un obiettivo comune. La ricerca del partner ideale può essere inizialmente molto complessa, ma, come anticipato, con il passare del tempo può rivelarsi un’attività producente da cui possono nascere virtuose collaborazioni e crescite. Abbiamo già parlato spesso della ricerca di un partner, e qui puoi trovare maggiori informazioni su come avviare la tua ricerca.

4. Fare l’analisi dei rischi

Ancor prima che il progetto prenda il via è necessario fare un’analisi dei rischi, rispetto a ciò che potrebbe non andare come previsto. Non è importante solo rispetto alla scrittura del progetto, ma anche e soprattutto rispetto alla programmazione del lavoro che il bravo progettista deve saper fare e deve personalmente organizzare. Anche in merito a questo, abbiamo pubblicato un articolo specifico che puoi trovare qui.

Per altre news e contenuti come questo, ti invito ad accedere alla community che ho creato su Facebook, in cui poterti confrontare e formare nel campo dell’europrogettazione.

Ti aspetto dentro.

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Imparare a scrivere un progetto europeo: i primi passi

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Se ti trovi a leggere questa guida hai sicuramente sentito parlare di progetti europei, e sarai a conoscenza dei benefici che si possono generare anche, e soprattutto, a chi ne usufruisce.

Però facciamo prima un passo indietro. Mi presento, io sono Mattia Di Tommaso, sono un europrogettista e presiedo l’associazione IDEA EUROPA, il primo ente in Italia che connette gli enti no profit con il mondo dei fondi europei.

Ho scritto questa guida per fornirti qualche strumento utile per iniziare.

Se sei qui infatti sicuramente sarai un presidente  o un manager di un’associazione, o magari un professionista  che desidera ampliare le proprie conoscenze e competenze per riuscire a soddisfare al meglio le richieste dei propri clienti. Benissimo. Sei nel posto giusto.

Comincio come prima cosa dicendoti che la formazione più importante che puoi maturare è quella che acquisirai sul campo. Solo così potrai crescere: provando, sbagliando, e riprovando ancora, fino a correggerti sempre.

Anche io ho cominciato così. All’inizio della mia carriera da progettista, oramai più di dieci anni fa, non sapevo da dove partire. Poi, dopo un corso sui fondi europei, ho preso carta e penna e ho iniziato a disegnare il mio progetto.

Sì, perché i progetti prima di tutto bisogna averli chiari e ben delineati nella propria mente. Uno degli errori infatti che evidenzio sempre durante i miei corsi e che commettono molti dei miei studenti, è quello di aprire subito il formulario. Sbagliatissimo.

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Come prima cosa noi dobbiamo sapere che un progetto europeo deve risolvere un problema, contrastare una criticità, generare un cambiamento positivo, trovare delle soluzioni, o creare delle reti internazionali virtuose (ogni call ha i suoi specifici obiettivi ed è sicuramente importante consultare la guida ufficiale ). Dunque la prima cosa che dobbiamo fare è individuare il nostro obiettivo.

Il nostro obiettivo deve, necessariamente, emergere da una precedente analisi dei bisogni ben strutturata e precisa.

Mi spiego meglio.

All’inizio neanche io sapevo come fare, e quando capitava di vedere un progetto non approvato mi scervellavo le ore per cercare di capire come poterlo correggere. Come poterlo migliorare. Sì perché una delle tante cose positive della progettazione europea è che la Commissione Europea, per ogni progetto invierà le valutazioni motivate. Sia in caso di approvazione che in caso di bocciatura. Io ripartivo sempre da queste valutazioni.

Spesso mi capitava di notare che una problematica che avevo individuato e che avevo spiegato all’interno del mio progetto, in realtà non era così ben delineata oppure la sua portata non era come l’avevo descritta. E’ chiaro che il primo errore stava proprio li. Nell’analisi dei problemi.

Capita infatti di credere che una determinata problematica possa coinvolgere tante persone, quando invece nei fatti scopriamo che non è così, che è solo una nostra percezione del problema, e consultando attentamente i dati statistici ci accorgiamo che dicono altro. E’ per questo che è fondamentale svolgere un’analisi dei problemi prima di qualunque cosa, per comprendere davvero la portata del problema.

Sapere quindi la direzione del nostro progetto. Il problema individuato sarà, così, la bussola su cui ruoterà tutto il resto dell’impianto progettuale.

Per fare ciò dovrai utilizzare le tue migliori risorse.

Informati online, contattai portatori di interesse  (detti stakeholders) che possono essere informati rispetto alla tematica da te scelta – come possono essere ad esempio sindaci, allenatori di squadre di calcio, parroci, volontari attivi sul territorio, rappresentanti di studenti – a seconda della portata del tuo problema.

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Vi racconto una storia che ho sempre nel cuore.

Tanti anni fa, fresco di studi, volevo realizzare un progetto nelle carceri rivolto ai detenuti. Mi sono interrogato più volte su quale potesse essere una tematica che potesse interessare e coinvolgere questa “particolare” tipologia di target. Le carceri sono piene di corsi di teatro ad esempio, di cucito e tante altre attività del genere, apprezzabilissime e certamente importanti per la vita all’interno delle carceri.

Io però volevo fare qualcosa di diverso, ma non sapevo come. Ho pensato tanto a quali potessero essere le esigenze dei detenuti e poi sai cosa ho fatto? Ho chiesto direttamente a loro.

Li ho interrogati singolarmente per sapere quali fossero i loro interessi, i loro bisogni e sai cosa è venuto fuori? Un bellissimo progetto che porterò sempre nel cuore, che si chiama “Un uomo che sbaglia rimane un uomo”, un corso di formazione che ho realizzato con la mia prima associazione SOS Diritti e Legalità che insegnava ai detenuti come fare ricorso alla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo contro l’ingiusta detenzione. Il corso era strapieno.

Perché ti racconto questo? A prescindere dal valore umano e sociale di questo progetto, ho semplicemente risposto ad un vero bisogno delle persone. Sono andato incontro ad un problema reale perché ho fatto un’attenta analisi dei problemi sul campo.

Questo è richiesto quando si scrive un progetto europeo. Ma soprattutto a questo servono i progetti: migliorare la situazione e dare un contributo al cambiamento positivo.

Analizzare con attenzione la situazione di partenza per comprendere quale sia la reale necessità.

Solo dopo aver individuato l’obiettivo generale del progetto possiamo spiegare tutto il resto: come, dove, quando e con chi.

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Ma anche qui bisogna stare bene attenti ai rischi. Ed è per questo che ti parlo di un’altra fase molto importante durante la vostra progettazione, che è quella dell’analisi dei rischi.

E’ importante tenere a mente tutti i possibili rischi che potrebbero capitare dal punto di vista dell’organizzazione del tuo lavoro. Non parlo di forze di causa maggiore – come ad esempio è la pandemia mondiale che stiamo attualmente vivendo e che ha fatto slittare le date di molte attività dei progetti europei che stiamo realizzando – parlo invece di qualcosa che si può controllare all’interno della gestione del lavoro e che quindi, nel caso in cui dovesse andare storto qualcosa, si possa correre ai ripari.

Parlo di staff, di tempistiche, di organizzazione dei ruoli e del lavoro. Tutte cose che devi avere sempre e costantemente sotto controllo.

Ricapitoliamo dunque. I primi passaggi per cominciare con il piede giusto per la scrittura di un progetto europeo sono: individuare il  problema, farne un’attenta analisi, specificare l’obiettivo (piu’ chiaro e specifico possibile) e fare l’analisi dei rischi.

Un altro ingrediente prezioso nel mondo della progettazione europea è quella di crearsi una buona rete internazionale, per poter trovare dei partner che siano quanto più idonei possibile per il tuo progetto. Questo però chiaramente è un passaggio successivo, che però non va mai sottovalutato.

Un partenariato ben strutturato è uno dei fattori che incidono sulla vincita di un finanziamento europeo.

Non è sempre semplice questa fase, e capiterà anche di avere problemi con dei partner – in più di dieci anni devo dirti che ne ho viste di tutti i colori – ma da qualche parte dovrai partire, come sempre.

Io, quando ho cominciato ad entrare in questo mondo, ho dovuto un po’ improvvisare, perché nessuno mi aveva mostrato i passi per muovermi al meglio. Le prime partnership internazionali sono cominciate grazie alle mie relazioni personali con persone che avevo conosciuto durante progetti a cui avevo preso parte come partecipante, e da lì si sono sempre più estese fino ad andare a consolidare una forte rete internazionale, che oggi per me è un grande vanto.

Poi fortunatamente – e stai bene attento a questo – ho scoperto l’esistenza della piattaforma SALTO, all’interno della quale era possibile trovare tutti i potenziali partner di tutti i paesi d’Europa, con i loro riferimenti web, una loro breve descrizione e tutto ciò che serviva per capire se quello potesse essere il partner giusto.

Bene. Giunti fino a qui ti sarai certamente fatto un’idea di come sia possibile partire con il piede giusto per la scrittura di un progetto europeo.

Una cosa vorrei ribadire ancora una volta, che potrà sembrare banale e retorica, ma profondamente vera: la vera palestra per la progettazione è la progettazione stessa.

Mi spiego meglio. Per imparare a scrivere un progetto europeo che sia approvato, e quindi finanziato, dalla Commissione Europea, la prima cosa che bisogna fare è mettersi a tavolino e cominciare a progettare. Leggere, documentarsi, contattare partner, stakeholders, media (questi ultimi due possono essere fondamentali per la disseminazione e valorizzazione dei risultati, ma ne parleremo in un altro momento).

Partire è il primo modo per imparare.

Invia i tuoi progetti, concediti di sbagliare e di imparare dagli errori.

Se mai cominci, mai riesci.

Con me almeno ha funzionato.

Ti lascio il tasto per accedere alla community di professionisti ed associazioni che ho creato con la mia Scuola di Europrogettazione, al fine di creare connessioni virtuose e condividere contenuti – come quello che hai letto ora.

Ti aspetto dentro.

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Crescere e conoscere il mondo? Grazie ai progetti europei si può

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Se ti trovi qui a leggere questa breve guida, è sicuramente perché ti interessa trovare un modo per crescere formarti e guadagnare non rinunciando al piacere di viaggiare e scoprire il mondo.

Lascia però prima che mi presenti. Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 35 anni, sono un europrogettista e sono il presidente di IDEA EUROPA, il primo ente italiano che collega le no profit al mondo dei fondi europei.

Il mio ingresso nel mondo delle associazioni è iniziato a 23 anni, quando ho fondato la mia prima associazione SOS Diritti e Legalità, mentre il mio ingresso nel mondo dei fondi europei poco dopo, grazie ad un tirocinio che ho svolto al Parlamento Europeo di Bruxelles. Coniugando queste due realtà e questi due interessi, mi sono formato come professionista, e anche come essere umano. Subito dopo la laurea in giurisprudenza e il master in Diritti Umani ho cominciato a studiare i fondi europei.

Non starò qui a raccontarti le migliori tecniche per vincere un progetto europeo – faccio già dei corsi completi e dei contenuti gratuiti per quello – e neanche quanto sia bello il mondo dell’associazionismo e quanto esso possa renderti una persona migliore – puoi leggerlo alla seguente guida se vuoi. Voglio però parlarti della possibilità di crescita formativa ed umana che un progetto europeo riesce a dare ad ognuno di noi.

Il primo progetto europeo grazie al quale è “iniziato il tutto” è stato nel maggio del 2014. Sono andato a Tirana, in Albania, per uno scambio giovanile sull’imprenditorialità.

E’ stato un altro importante punto di svolta per me. Non tanto per il luogo che stavo visitando, ma per quello che ho trovato lì. Per le persone, per il modo di lavorare e cooperare. Per la capacità di ascolto reciproco e la possibilità di mettersi in gioco, in quelle che a guardarle sembrano delle semplici attività pratiche, ma che mi hanno lasciato dentro la curiosità di andare avanti, di cercare nuove risposte, di conoscere nuovi sguardi, nuove esperienze, nuovi dettagli.

Un progetto europeo come quello a cui stavo partecipando, e come tutti quelli che poi sono seguiti, coinvolge giovani provenienti da tante parti d’Europa. Con lingue diverse, culture e tradizioni diverse, abitudini diverse. Eppure essere tutti in cerchio a condividere esperienze, a cercare di migliorarci, a cercare di comunicare nel modo migliore che potevamo per farci comprendere anche in una lingua straniera, è stato ciò che mi ha fatto capire che c’era un mondo di possibilità da sfruttare, centinaia di persone ancora da incontrare, luoghi da vedere, con occhi nuovi, con gli occhi della scoperta.

Ogni progetto europeo al quale ho partecipato mi ha lasciato qualcosa che porto con me: la tristezza negli occhi delle donne della Moldavia, la speranza negli occhi dei bambini di Sarajevo, l’ambivalenza di Bucarest nell’essere così sfarzosa da un lato e così spigolosa e povera dall’altro; la magia di Parigi, la crudezza dei Balcani, la travolgente allegria delle città spagnole, dalla più popolare Madrid a tante piccole cittadine calorose che sembravano il centro del mondo. Anche se i miei occhi difficilmente dimenticheranno ciò che hanno visto in Kosovo e Auschwitz.

E tanto altro ancora.

Tutto ciò unito alle attività quotidiane con cui ogni progetto mi faceva mettere alla prova: team building, public speaking – chiaramente in inglese, laboratori di vario genere, educazione non formale; ma anche le attività più divertenti, come i pasti tutti insieme ad augurarsi “enjoy your meal”, o le sere internazionali, durante le quali ogni paese partecipante al progetto doveva condividere con gli altri un cibo tipico della propria nazione; o anche la difficoltà e la bellezza di condividere la stanza con degli sconosciuti, che dopo una settimana diventano un po’ dei fratelli.

 Tutto ciò l’ho visto con i miei occhi, ed è per questo che te lo racconto. Per farti comprendere che anche degli scambi giovanili di pochi giorni, possono essere fondamentali per la crescita e la formazione di un essere umano e possano arricchire il nostro bagaglio culturale molto più di quanto si crede.

Il bello di tutto ciò era il clima che si respirava durante questi progetti, la familiarità che si raggiungeva, l’uguaglianza. Senza dimenticare mai il perché ci trovavamo tutti insieme a parlare di educazione non formale, di formazione, di imprenditorialità e di qualunque altro fosse stato l’argomento del meeting.

Sono riuscito a fare tutto ciò perché le varie associazioni di cui sono stato parte e che ho presieduto, sono sempre state attive nel mondo dei fondi europei proprio per questo motivo. Dopo il primo progetto vinto ho iniziato infatti a scriverne tanti altri, trasformando poi questa mia passione nella mia attuale  professione…ma questa è un’altra storia.

E poi ci sono gli eventi internazionali che ho organizzato in Italia come associazione capofila del progetto. La prima volta la ricordo ancora come fosse ieri, era il gennaio 2015 ed ho ospitato con la mia associazione SOS Diritti e Legalità 25 Giovani provenienti da 6 paesi europei per un corso di formazione per aprire una start up. È stata una grande prova per me organizzare questo evento, perché ho potuto toccare con mano tutto quello che avevo sempre visto realizzare da altri durante tutti gli altri progetti.

Ho compreso le tempistiche precise per la realizzazione degli eventi, per l’organizzazione dei viaggi, degli alloggi, per fare in modo che tutti potessero trascorrere la loro permanenza al meglio e tornare a casa dopo questo meeting nello stesso modo in cui io sono tornato a casa da tutti i progetti a cui ho partecipato: cambiato, cresciuto, ritrovato.

Non si finisce mai di imparare nel mondo dei progetti europei. Ed oggi che i fondi europei occupano gran parte della mia vita e ho affinato bene le dinamiche progettuali, le metodologie di scrittura e tutto ciò che concerne il management di un progetto, la fase dell’attuazione, la fase in cui concretamente avvengono gli scambi costruttivi e produttivi per tutti, è sempre una grande emozione, è sempre qualcosa di nuovo. Non ci si abitua mai.

Ti starai chiedendo come è possibile partecipare a dei progetti europei immagino.

Non temere.

Non devi necessariamente fondare delle associazioni come ho fatto io, per iniziare ti basta guardarti intorno. Informati e cerca di capire se nel tuo territorio ci sono associazioni che sono coinvolte in progetti europei e sono disponibili ad inviare un partecipante che rispecchi il loro target, che magari potresti essere tu.

Tante associazioni infatti, non inviano ai progetti europei solo il proprio staff, ma consentono anche ad altri ragazzi del territorio di partecipare, se chiaramente rispettano i requisiti necessari.

Questa è un’altra cosa di cui vado particolarmente fiero ed orgoglioso. Negli anni sono partiti con la associazione SOS Europa, che ho fondato e presiedo dal 2016, centinaia di ragazzi per diversi paesi, e sono tutti tornati entusiasti, con uno sguardo nuovo, con una possibilità in più.

Se non sei inserito in una rete associativa dunque, ti consiglio di informarti, visita quanti più siti possibili – se vuoi puoi consultare anche il sito di SOS Europa qui, nella sezione in cui condividiamo sempre le opportunità di formazione.

Questa è la mia personale esperienza, e spero che in qualche modo possa esserti di aiuto. Certo, devi impegnarti per realizzare ciò che desideri e nessuno ti regala niente – anche questo l’ho imparato sulla mia pelle tante volte – ma so anche che siamo noi i protagonisti e i principali decisori della nostra crescita personale, quindi ti consiglio di darti da fare e trovare quello che fa per te, perché sono certo che c’è.

Nel frattempo ti invito ad unirti alla community gratuita che ho creato su Facebook, in cui puoi trovare europrogettisti, associazioni ed altri professionisti del settore. Qui ogni tanto condividiamo anche opportunità e call per aderire come partecipante a dei progetti già approvati.

Ti aspetto dentro.

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Il fondo di coesione europeo

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Torniamo a parlare di Fondi Strutturali ed in questo articolo prendiamo in considerazione il fondo di coesione. Il fondo di coesione assiste gli stati membri che abbiano un reddito nazionale lordo (RNL) pro capite più basso del 90% della media dell’Unione Europea. Dunque non è un fondo accessibile a tutti, ma destinato solamente ad alcuni stati, che sono: Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria.

L’obiettivo di questo fondo è quello di ridurre le disparità sociali ed economiche e promuovere lo sviluppo sostenibile. Per il settennato 2014-2020 sono stati stanziati 63, 4 miliardi di euro e le attività alle quali sono stati destinati sono le seguenti:

  • reti transeuropee di trasporto
  • tutela dell’ambiente

Il fondo di coesione può anche essere interrotto – a seguito di una decisione del Consiglio adottata a maggioranza – nel caso in cui uno stato membro evidenzi un deficit pubblico eccessivo e non abbia risolto la situazione o non si sia attivato per risolverla.

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”SCOPRI I NOSTRI CORSI ” buttom_link_src=”url:http%3A%2F%2Fwww.mattiaditommaso.it%2Fcorsi|||” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][/vc_column][/vc_row]

Partenariato internazionale con SALTO

Fondi Europei: perché partecipare a un progetto europeo

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Prendere parte ad un progetto europeo come partecipante, è un’occasione importante per poter comprendere dal vivo come si struttura un progetto europeo, come prende forma nella sua fase pratica di implementazione delle attività. Ci sono molte opportunità, alcune delle quali è possibile trovarle anche all’interno della nostra community, e noi consigliamo sempre di mettersi alla prova.

Durante tutti questi anni di insegnamento e formazione infatti, abbiamo notato che spesso i nostri studenti non hanno mai preso parte attivamente ad un progetto. Crediamo che questo sia un tassello importante per poter consentire una visione differente dei progetti che si vogliono scrivere in futuro.

Essere un partecipante aiuta a comprendere le tempistiche delle varie attività che possono essere realizzate durante un meeting ad esempio. Aiuta a comprendere in maniera diretta le metodologie dell’educazione non formale, che è uno dei cardini della Commissione Europea. Abbiamo notato anche sulla nostra pelle, che alcuni studenti, dopo aver partecipato ad un progetto, sono tornati con le idee più chiare pronti a mettersi alla prova nella stesura di un proprio progetto.

E’ bello infatti poter raccontare per iscritto che cosa si desidera realizzare e in che modo si desidera farlo, ma farlo dopo aver preso parte ad un progetto già approvato sicuramente può dare una marcia in più. Senza contare inoltre il valore di crescita formativa ed umana che ogni progetto porta con sè.

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”SCOPRI I NOSTRI CORSI ” buttom_link_src=”url:http%3A%2F%2Fwww.mattiaditommaso.it%2Fcorsi|||” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][/vc_column][/vc_row]

Racconta un Progetto: Love Me Gender

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Il progetto che raccontiamo oggi prende il nome di “Love Me Gender” , un corso di formazione finanziato dalla Commissione Europea nel programma Erasmus Plus, ideato ed organizzato dall’associazione SOS Diritti e Legalità. Il progetto coinvolgeva 32 giovani provenienti, oltre che dall’Italia, da Grecia, Macedonia, Lituania, Polonia, Romania e Portogallo.

L’obiettivo di questo corso è stato quello di fornire informazioni, competenze e risorse in merito a questioni di genere e all’impatto che esse hanno all’interno della società, in particolar modo per quanto riguarda i giovani . Durante la settimana di corso i ragazzi che hanno partecipato si sono confrontati in merito alle tematiche di parità di trattamento, anche nel campo lavorativo. Si sono confrontati inoltre su come sia possibile tenere testa al fenomeno delle discriminazioni di genere.

Il corso si è svolto a Zagarolo dal 5 al 12 novembre 2015.  Nella giornata di venerdì 6 novembre 2015 si è svolta la conferenza di presentazione e di benvenuto con le autorità locali nella Sala delle Bandiere di Palazzo Rospigliosi a cui ha partecipato anche l’assessore alle pari opportunità della Regione Lazio, Concettina Ciminiello. Lunedì 9, invece,  i ragazzi partecipanti hanno visitato il Museo del Giocattolo, Palazzo Rospigliosi e il centro di Zagarolo e a seguire un incontro con le organizzazioni giovanili del territorio di Zagarolo per scambiare buone pratiche e confrontarsi su possibili convergenze per progetti futuri.

Cliccando qui potrete trovare un video relativo al progetto.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”SCOPRI I NOSTRI CORSI” buttom_link_src=”url:http%3A%2F%2Fwww.mattiaditommaso.it%2Fcorsi%2F|||” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][/vc_column][/vc_row]

disseminazione progetti europei

Fondi Europei: la disseminazione nei progetti

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Chi conosce un po’ il mondo della progettazione europea – o della progettazione in generale – avrà certamente già sentito nominare il termine disseminazione. Se non lo avete mai sentito, oggi ne parliamo un po’.

Come prima cosa è importante dire che con il termine disseminazione si intende la disseminazione dei risultati di un progetto, ovvero la loro diffusione quanto più ampia possibile e quanto meglio indirizzata.

Che cosa significa questo?

Significa che un quando un progetto sta giungendo verso la sua fine, devono essere prodotti dei risultati. È fondamentale che i risultati previsti vengano raggiunti in quanto ciò dimostra la riuscita del progetto ed il raggiungimento degli obiettivi individuati all’inizio. Cosa importante quasi quanto il raggiungimento dei risultati, è la loro diffusione, poiché se nessuno viene a conoscenza di quanto quel determinato progetto ha prodotto e del fatto che sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati, chi mai potrà giovare di questi ultimi? Come potrà un progetto essere davvero di impatto per una comunità se nessuno è a conoscenza dei risultati che ha prodotto?

Importante è dunque pianificare una strategia di disseminazione, sapere quando e come diffondere i nostri risultati e soprattutto chi è il nostro target di riferimento, ovvero chi sono coloro che possono godere del raggiungimento dei nostri risultati e possono ampliarne la diffusione affinché anche altre persone possano fare lo stesso.

Questa è una fase del progetto che avviene chiaramente verso la fine, poiché prima non avremmo dei risultati da disseminare. Ma è cosa fondamentale pensare sin dall’inizio della progettazione, nella fase di scrittura, a questa fase qui. Bisogna infatti organizzare tutte le tempistiche in modo tale che al momento giusto i risultati possano essere diffusi nel modo migliore e ai migliori destinatari che possiamo rintracciare.

Bisogna saper individuare per tempo mezzi e modi per diffondere i nostri risultati in base chiaramente al nostro progetto ed elaborare una strategia di disseminazione valida.

 

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Fondi Europei: il programma LIFE

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Come sappiamo la Commissione Europea ha realizzato vari programmi di finanziamento differenti, che stanziano fondi per varie finalità ed obiettivi. Il programma di finanziamento di cui andiamo a parlare oggi è il programma LIFE.

Questo programma ha come obiettivo quello di finanziare progetti in materia di ambiente e azione per il clima. All’interno di questo programma vi sono infatti due sottoprogrammi: il sottoprogramma ambiente e il sottoprogramma Azione per il clima. Andiamo a vedere adesso di che cosa stiamo parlando.

Il sottoprogramma ambiente rappresenta il 75% della dotazione finanziaria totale del programma LIFE. I progetti che questo sottoprogramma finanzia sono principalmente quelli che si sviluppano nel settore della biodiversità, degli habitat e delle specie.

Il sottoprogramma Azione per il Clima invece rappresenta il 25% della dotazione finanziaria totale del programma LIFE. Il sottoprogramma per il clima è volto a finanziare progetti che operano nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica, dell’agricoltura, dell’uso del suolo.

Chi può presentare la domanda di finanziamento?

Possono presentare le domande in questo programma i seguenti enti:

  • un’organizzazione commerciale privata
  • un’organizzazione privata non commerciale (ad esempio una ONG)
  • un ente pubblico che opera sotto l’autorità di un governo nazionale (ad esempio un’amministrazione nazionale)

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Europrogettazione: i consigli di Mattia Di Tommaso

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Uno dei consigli che diamo sempre durante i nostri corsi e che teniamo a mente quando ci approcciamo alla scrittura di un progetto europeo, è quello di non avere progetti troppo ambiziosi. Che cosa significa questo?

Significa che è certamente nobile poter auspicare e progettare la pace nel mondo, o l’eliminazione definitiva del bullismo in tutte le scuole, o ricercare l’integrazione di tutti coloro che vivono in luoghi che non sono il loro luogo di origine..ma siamo davvero sicuri di essere in grado di raggiungere quell’obiettivo? Siamo sicuri di avere le risorse per poterlo fare? Siamo sicuri che siano degli obiettivi realmente raggiungibili tramite un singolo progetto europeo?

Tutte questo sono le domande che dobbiamo porci nel momento in cui andiamo ad individuare gli obiettivi del nostro progetto europeo – cosa che, come oramai sapremo bene, deve seguire una ben dettagliata e precisa analisi del problemi.

Certamente gli esempi che abbiamo fatto in precedenza sono di nobile spessore, e non è detto che dobbiamo abbandonarli del tutto, ma quantomeno, se desideriamo raggiungere l’obiettivo in questione, si può pensare di ridimensionarlo. Ad esempio, invece di scrivere che desideriamo eliminare definitivamente il fenomeno del bullismo nel mondo- cosa molto complessa – possiamo dire che desideriamo diminuirlo in un dato territorio. Chiaramente è diverso pensare di limitare un fenomeno in un luogo limitato, invece che pensare di eliminarlo del tutto in un territorio troppo vasto.

Anche pensare a tutto ciò, è uno dei vari compiti dell’esperto in europrogettazione.

 

 

 

 

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News dal terzo settore – I titoli di solidarietà

Oggi parleremo dei titoli di solidarietà, ne vedremo le principali caratteristiche e relative scadenze.

Che cosa sono i titoli di solidarietà?

I titoli di solidarietà sono obbligazioni ad altri titoli di debito non subordinati, non convertibili e certificati di deposito raccolti dagli Istituti di credito in favore degli enti del terzo settore per lo svolgimento delle attività indicate dal decreto legislativo 117/2017.

Gli istituti di credito devono pubblicare almeno una volta l’anno sul loro sito i dati relativi agli enti che hanno ricevuto finanziamenti con il dettaglio delle attività svolte.

È fatto divieto applicare commissioni di collocamento. Inoltre le obbligazioni e gli altri titoli di debito devono avere scadenza non inferiore a 36 mesi, mentre i certificati di deposito hanno scadenza non inferiore a 12 mesi.

Vuoi imparare a coniugare le attività del terzo settore con la gestione dei fondi europei?

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