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Fondi europei diretti e indiretti

Europrogettazione: fondi diretti e fondi indiretti

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La prima distinzione che è necessario fare quando si parla di fondi europei è quella che c’è tra i fondi europei diretti e i fondi europei indiretti. I fondi europei diretti sono quelli che la Commissione Europea stessa eroga direttamente agli enti che richiedono il finanziamento. Non ci sono dei passaggi intermedi che coinvolgano nazioni o regioni: il denaro del finanziamento arriva direttamente sul conto dell’ente in questione.

I fondi europei indiretti, chiamati anche strutturali, invece  passano per terzi enti, come ad esempio sono i fondi europei regionali. Le regioni ricevono infatti dei fondi economici dalla Commissione Europea che stanziano e che poi possono erogare agli enti vincitori in un secondo momento, a seconda di successivi bandi di gara.

Spesso è più semplice poter accedere ai fondi europei diretti in quanto appunto non è necessario passare per terzi enti, ma si può autonomamente fare un richiesta proponendo un proprio progetto direttamente alla Commissione Europea, che poi dovrà valutarne la validità e la realizzabilità.

I fondi strutturali e di investimento europei sono cinque:

  • il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)
  • il fondo sociale europeo (FSE)
  • il fondo di coesione (FC)
  • il fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)
  • il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)
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Europrogettista: come programmare il lavoro?

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Una delle domande più frequenti che mi vengono rivolte durante i miei corsi o durante le mie consulenze, è “Quanto tempo ci vuole per scrivere un progetto?”. Questa è una domanda alla quale io non rispondo mai, o per meglio dire, rispondo sempre che non c’è un tempo stabilito, ci si possono impiegare due giorni come due mesi.

Chiaramente l’esperienza nel campo della progettazione europea è fondamentale, e chi si approccia alla scrittura di un progetto per la prima volta certamente avrà più difficoltà rispetto a chi lo fa da anni per mestiere. Ciò non vuol dire che sia difficile organizzare il lavoro e prevedere cosa c’è da fare per scrivere e presentare un progetto europeo al meglio.

Prima però, se non mi conosci, lascia che mi presenti brevemente.

Sono Mattia Di Tommaso, ho 35 anni, sono un europrogettista e sono il presidente di un’associazione di promozione sociale, IDEA EUROPA, che si occupa di assistenza e formazione per altre associazioni e di creare un network virtuoso fra esse. Idea Europa è infatti il primo ente che collega le no profit al mondo dei fondi europei.

Torniamo ora a noi.

Ci sono chiaramente dei passaggi fondamentali che l’europrogettista deve seguire per la presentazione di un progetto, ed un rispetto dei tempi che spesso non dipende esclusivamente da lui. Un semplice esempio consiste nella ricerca dei partner. La ricerca di un partner internazionale idoneo per il nostro progetto può richiedere anche più di una settimana, se nessuno degli enti che abbiamo contattato ci risponde subito o semplicemente se ci risponde che non è interessato a prendere parte del nostro progetto. Ci si possono impiegare però anche pochi minuti, se abbiamo una rete internazionale ben salda e conosciamo già le associazioni con cui desideriamo portare avanti la nostra progettualità.

Tutto è dunque relativo all’esperienza del singolo europrogettista ed alle sue capacità personali di scrittura, di elaborazione e di suddivisione del lavoro. I tempi dunque sono molto importanti.

Ci sono delle fasi che non possono in nessun modo secondo me essere saltate in fase di progettazione. Vediamo insieme quali sono.

  1. Analisi del contesto e dei problemi

La prima cosa da fare ancora prima di aprire il proprio pc e mettersi a scrivere, è quella di fare un’analisi dei problemi. Quando ancora ero uno studente inesperto di progettazione ed appassionato di associazionismo, questo era uno degli errori più comuni che commettevo. Ovvero il non chiedermi se un problema che io riscontravo, fosse un problema realmente percepito dalla comunità in cui mi trovavo oppure no. Analizzare il contesto di provenienza prima di scrivere un progetto europeo – ma anche qualunque altro tipo di progetto – è fondamentale poiché aiuta l’europrogettista ad avere chiara la situazione e, in fase di scrittura, a poter dimostrare quando l’esigenza che ha riscontrato si effettivamente percepita sul territorio. Puoi trovare un articolo più dettagliato qui.

2. Definire gli obiettivi del progetto

Dopo aver individuato il contesto di azione, è fondamentale dal punto di vista progettuale individuare degli obiettivi di progetto. Gli obiettivi, come spesso si dice, devono essere SMART. Se desideri saperne di più abbiamo realizzato un articolo più specifico rispetto a questo argomento che puoi trovare qui.

3. Trovare un partenariato internazionale 

Come ti dicevo la maggior parte dei progetti europei richiede la partecipazione di più enti internazionali che collaborino al fine di raggiungere un obiettivo comune. La ricerca del partner ideale può essere inizialmente molto complessa, ma, come anticipato, con il passare del tempo può rivelarsi un’attività producente da cui possono nascere virtuose collaborazioni e crescite. Abbiamo già parlato spesso della ricerca di un partner, e qui puoi trovare maggiori informazioni su come avviare la tua ricerca.

4. Fare l’analisi dei rischi

Ancor prima che il progetto prenda il via è necessario fare un’analisi dei rischi, rispetto a ciò che potrebbe non andare come previsto. Non è importante solo rispetto alla scrittura del progetto, ma anche e soprattutto rispetto alla programmazione del lavoro che il bravo progettista deve saper fare e deve personalmente organizzare. Anche in merito a questo, abbiamo pubblicato un articolo specifico che puoi trovare qui.

Per altre news e contenuti come questo, ti invito ad accedere alla community che ho creato su Facebook, in cui poterti confrontare e formare nel campo dell’europrogettazione.

Ti aspetto dentro.

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diventare europrogettista, mattia di tommaso

Diventare Europrogettista: “Tu che capisci di bandi…”

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Se stai leggendo questo articolo è perché certamente conosci già la tanto discussa figura dell’europrogettista. A volte sembra complicato spiegare di che cosa si tratti, ma scoprendolo poi non lo è affatto.

Lascia prima che mi presenti. Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 35 anni e sono un europrogettista da più di dieci. Sono inoltre il presidente dell’associazione IDEA EUROPA, la prima in Italia che collega il mondo dei fondi europei con gli enti no profit.

Con la mia associazione mi occupo anche di svolgere corsi di formazione nel campo dell’europrogettazione, ed è proprio del mio concetto di formazione che oggi vorrei parlarti.

Lo dico spesso, ma credo sempre che sia importante ripeterlo.

Non si può insegnare qualcosa che non si sa fare.

Io non nasco come insegnante, non è mai stata la mia formazione. Possiamo dire che mi ci sono trovato un po’ per caso. Qualche anno fa infatti quando ho compreso il valore di saper scrivere un progetto europeo, e quando ho visto che moltissime persone, anche i miei più cari amici, mi chiedevano “ma tu che capisci di bandi, c’è qualcosa per me?” ho capito che era necessario informare e formare di più.

Questa domanda me l’hanno fatta tantissime volte, e tutt’oggi ricevo decine di mail al giorno di persone che mi chiedono se c’è possibilità di accedere a qualche fondo specifico.

Quello che dico sempre io è che non sono il juke-box dei bandi. Mi spiego meglio.

Le opportunità che offre la Commissione Europea sono davvero molteplici. Ci si possono passare giornate a fare uno scouting dei bandi preciso e dettagliato. Ogni call è diversa da un’altra, ogni bando ha delle regole proprie.

Per questo io reputo sempre che sia fondamentale fare una ricerca approfondita. Sembra che ci si possa perdere all’interno dei meandri del sito della Commissione Europea, e invece se si cerca bene, poi ci si ritrova sempre.

A me nessuno ha insegnato dove dovevo andare a cercare, l’ho imparato da solo.

E questo è stato proprio uno dei motivi per i quali ho iniziato a fare dei corsi di europrogettazione.

Per poter fornire una panoramica generale delle opportunità che ci sono, per far conoscere i principali programmi di finanziamento, per evidenziare la differenza che c’è tre fondi diretti e fondi indiretti (se leggi qui troverai qualche informazione utile).

Non solo per questo però, perché ci sono un mondo di cose nuove da imparare.

La fase davvero complessa, in cui tutti trovano sempre difficoltà, è quella successiva, quella della progettazione vera e propria, dell’analisi dei problemi, dell’individuazione degli obbiettivi e tante altre ancora (puoi trovare qui una guida a riguardo da scaricare).

È quando ho capito che non c’erano delle linee guida chiare, che nessuna delle persone che mi chiedeva informazioni sulla mia esperienza sapeva da dove partire, ho capito che era necessario fare della formazione di qualità.

Con qualità intendo il fatto che tutto ciò che viene insegnato provenga da metodologie testate. Tutto quello che insegno ai miei studenti, è quello che faccio io stesso nel mio lavoro e nella mia quotidianità di europrogettista.

Ho iniziato con i primi corsi in aula tanti anni fa, e più li facevo e più vedevo che i miei studenti ne uscivano entusiasti. Mi ringraziavano perché dicevano di non aver capito nulla fino a quel momento e che gli si era aperta davanti una nuova strada.

europrogettazione corso in aula mattia di tommaso

È per questo che ho deciso di specializzarmi anche nel settore della formazione. Perché mi sono reso conto che c’è bisogno di informazioni concrete, di metodologie provate, di case study che possano indirizzare gli studenti.

Ho iniziato a proporre dunque corsi sempre più mirati e precisi con la mia associazione Idea Europa, fino a giungere ad un importante momento: la nascita della mia Scuola di Europrogettazione, un luogo di apprendimento online.

Ho voluto creare un luogo virtuale in cui poter scambiare competenze e conoscenze. La prima cosa che ho fatto è stata creare una community gratuita su Facebook (se ancora non sei inscritto puoi procedere al seguente link) in cui condividere quotidianamente il mio lavoro e quello dei miei colleghi.

Ogni giorno condividiamo esperienze in merito a progetti già finanziati e realizzati, condividiamo consigli e raccontiamo nella pratica in che cosa consiste il nostro lavoro.

Parallelamente ho iniziato a creare i primi corsi online. Ed anche quella è stata una sfida per me.

Ero abituato a parlare davanti a tante persone del mio lavoro e delle mie strategie, ma farlo tramite video è un’altra cosa. Mi sono cimentato nei primi corsi ed anche in questo caso ho notato che i nostri studenti erano sempre entusiasti.

europrogettazione corso online mattia di tommaso

Chiaramente so che è un investimento quello di scegliere di formarsi, e per questo continuo a condividere anteprime gratuite e contenuti formativi anche all’interno della mia community.

Oggi mi trovo in un momento molto importante della mia vita professionale e non solo, perché da pochi giorni ho aperto le vendite del mio nuovo prodotto formativo, il più aggiornato di sempre.

Una masterclass ricca di contenuti, di esperienze, di case study, di vari docenti esperti.

È un corso che non consiglio a tutti, perché lo so che è un investimento, ma non parlo solamente in termini economici. L’investimento è soprattutto personale.

Sì, perché un percorso del genere ti spinge a metterti in gioco, a studiare tutti i giorni, a non perdere il filo, a restare aggiornato, a mettere in pratica ciò che hai appena ascoltato durante la lezione, a prendere carta e penna e prendere appunti, a rilegge, a fare proprie tutte quelle informazioni che prima sembravano un’altra lingua.

È un investimento professionale, perché quando abbiamo bisogno di far crescere la nostra realtà associativa (se ci occupiamo del mondo del no profit) o vogliamo fornire maggiori servizi ad un nostro cliente (se siamo dei professionisti) dobbiamo poi essere pronti a questo salto importante.

È una continua sfida. E lo so che non è semplice, ma se si desidera crescere, è necessario affrontarla.

Se sei interessato a scoprire di più, ti lascio il link al corso.

Altrimenti ti aspetto comunque all’interno della mia community.

Ti auguro che il mondo dell’europrogettazione possa dare anche a te tutto quello che ha dato a me: crescita umana e professionale da ogni punto di vista.

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”SCOPRI LA MASTERCLASS ” buttom_link_src=”url:https%3A%2F%2Fmattia-di-tommaso.socialacademy.com%2Fpages%2Fmasterclass||target:%20_blank|” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][/vc_column][/vc_row]

europrogettazione i 5 errori più frequenti

Guida all’europrogettazione: I cinque errori più frequenti

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Se stai leggendo questa guida sicuramente ti interessa il mondo della progettazione europea e desideri apprendere sempre più competenze e conoscenze.

Bene, sei nel posto giusto.

Lascia prima che mi presenti. Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 35 anni e sono un europrogettista. Sono inoltre il presidente dell’associazione di promozione sociale IDEA EUROPA, il primo ente in Italia che collega gli enti no profit con il mondo dei fondi europei.

Vorrei parlarti oggi dei principali errori che è facile compiere durante la scrittura di un progetto europeo.

Non è una lista ufficiale e neanche una guida che troverai da qualche altra parte su internet, perché tutto quello che stai per leggere si basa sulla mia esperienza diretta e su quella dei miei colleghi.

Negli ultimi dieci anni infatti abbiamo inviato centinaia di progetti, ed alcuni di essi sono stati spesso respinti, come è normale che sia, quando si è alle prime armi.

Oggi però non sono più alle prime armi e so perfettamente quali sono i passaggi da seguire per evitare quanto più possibile di ricevere una bocciatura.

Posso darti queste informazioni perché ogni volta che un progetto non viene approvato, la Commissione Europea invia il punteggio e le motivazioni relative ad esso, comprese delle indicazioni da correggere.

In questo modo è più semplice ripartire dal progetto già scritto e cercare di correggersi sempre.

La lista di errori che ti sto per presentare proviene dunque dalla mia direttissima esperienza. Ho raccolto, infatti, quelle che sono state le motivazioni più frequenti che io e i miei colleghi abbiamo ricevuto e ne ho fatto un elenco.

Ecco a te i cinque errori da evitare.

 

  • CONFONDERE L’OBIETTIVO CON LO STRUMENTO

Spesso durante i miei corsi, molti studenti mi dicono “Ho un’idea bellissima, voglio realizzare un festival”. Bene. Sono sempre molto contento quando vedo l’entusiasmo di chi desidera concretizzare le proprie idee e le proprie ambizioni, che magari coltiva da anni, ma non posso fare a meno di bloccare l’entusiasmo a farli riflettere su una cosa.

Qual è l’obiettivo del progetto? L’obiettivo non può essere organizzare un festival, quello è lo strumento mediante il quale si raggiunge l’obiettivo.

La bravura di un bravo europrogettista sta nell’individuare i giusti obiettivi, che siano pertinenti ovviamente al programma di riferimento, per poi inserire all’interno del progetto tutti gli strumenti che più desidera mettere in atto per raggiungerlo.

 

  • PROPORRE UNA ANALISI DEI PROBLEMI POCO CHIARA

Questo è un punto centrale per me, ne parlo spessissimo durante i miei corsi perché percepisco che c’è sempre molto interesse. L’analisi dei problemi è una fase molto importante, e per svolgerla io e i miei colleghi utilizziamo uno strumento molto importante: l’albero dei problemi.

Saper analizzare il proprio contesto di riferimento e comprendere se un problema sia davvero reale o sia solo una nostra percezione, è fondamentale. Spesso ci può sembrare che un determinato fenomeno assume alcune caratteristiche, quando invece nella concretezza dei fatti non lo è.

Bisogna dunque interrogare il nostro target di riferimento, i nostri stakeholders, per avere una panoramica che sia quanto più attinente alla realtà possibile.

  • NON EVIDENZIARE LA VOCAZIONE EUROPEA DEL PROGETTO

Questo è un altro zoccolo duro della progettazione europea.

Seppure infatti hai svolto un’analisi dei problemi impeccabile ed hai certo evidenziato un bisogno reale che è necessario colmare, potrebbe comunque non bastare.

Perché dico questo?

Perché il problema o il bisogno che evidenzi deve essere un problema comune e che anche altre realtà europee sentono e condividono.

Se chiedi finanziamenti alla Commissione Europea, il tuo progetto deve giustamente avere delle ambizioni europee. Deve poter puntare ad un miglioramento della comunità tutta, e non solo della tua singola realtà locale.

Dunque è importante individuare quegli enti che come te siano allineanti sulla tua stessa mission e sentano i tuoi stessi bisogni anche nel resto d’Europa (e qui si evidenzia anche l’importanza del partenariato su cui puoi trovare parecchie cose già scritte da me).

  • NON PROPORRE UN PROGETTO TROPPO AMBIZIOSO

Tutti abbiamo sempre meravigliose ambizioni. È ciò che mi ha spinto ad entrare nel mondo dell’associazionismo e successivamente in quello dei fondi europei.

La maggior parte dei progetti che ho presentato nella mia vita hanno tutti uno sfondo e uno scopo sociale e di inclusione per le classi più svantaggiate. Bene.

Sono sicuro che anche tu hai delle ambizioni che ti indirizzano in questo senso.

Ma l’importante è non lasciarci accecare dalle nostre ambizioni. Perderemmo il senso della realtà.

Tutti quanti – almeno mi auguro tutti quelli che stanno leggendo questa guida – desiderano la pace nel mondo ad esempio. È reale secondo te poter raggiungere la pace nel mondo con un progetto europeo? Mi dispiace deluderti ma la risposta è no.

Bisogna rimanere sempre sul concreto, non perdere di vista l’obiettivo e per questo circoscriverlo, renderlo realizzabile, raggiungibile. Un obiettivo che non sia raggiungibile, non è un obiettivo, è un’utopia.

Fai attenzione a questo, perché i primi tempi era proprio una delle cose che la Commissione Europea mi ha più contestato. Tante ambizioni e poca concretezza per poterle rendere realtà.

  • NON PROPORRE UN PROGETTO CHE SIA SOSTENIBILE OLTRE IL LUNGO PERIODO

Eccoci giunti al quinto errore più ricorrente di quelli che ho compiuto durante la mia carriera di europrogettista.

I progetti, come spero tu sappia, hanno una durata, con delle specifiche date di inizio e di fine.

Proporre un progetto che, il giorno dopo la data di fine, smette di produrre risultati e benefici non è conveniente.

Dobbiamo fare il modo che il nostro progetto si sviluppi anche dopo la durata del finanziamento.

Lo so che sembra difficile, ed è anche questa la parte bella della progettazione: elaborare strategie e tecniche per realizzare ciò che più abbiamo a cuore.

E con quest’ultimo finisce la mia hit parade degli errori.

Li ho compiuti tutti. Ed anche molti altri.

Eppure oggi sono qui ad insegnare teorie e tecniche di europrogettazione a centinaia di studenti che ottengono ottimi risultati e presentano progetti che spesso vengono approvati.

Ti dico questo per incoraggiarti. Per farti comprendere che solo tu, con il tuo studio, la tua ricerca, la tua passione, i tuoi sacrifici, puoi raggiungere i risultati a cui tanto ambisci.

Puoi davvero diventare un europrogettista di successo, e non serve una laurea, non servono master. Serve l’impegno e la costanza.

Certo farti aiutare da chi ne sa di più, può consentirti di avere una marcia in più. Di evitare gli errori magari riuscendo a vincere anche alla prima presentazione.

Ma non c’è niente che tu non possa fare da solo.

Io l’ho fatto e ci sono riuscito ed è proprio per questo che voglio far conoscere a tutti la mia esperienza. Perché mi ha cambiato la vita e perché non è vero, come purtroppo leggo spesso sui social, che i fondi europei sono inaccessibili.

I fondi europei sono accessibilissimi e ti consentono di entrare in un mondo nuovo che può solamente farti crescere umanamente e professionalmente.

Nel frattempo ti invito nella mia community gratuita, in cui condivido sempre contenuti gratuiti – come questa guida che stai leggendo. Clicca qui per accedere.

Ti lascio inoltre il link al mio più nuovo e completo prodotto di formazione appena uscito sul mercato. Perché può esserti utile capire quanta strada si può fare.

Che tu voglia seguire un corso o che tu voglia procedere da autodidatta, ti auguro buono studio. Perché quello è fondamentale.

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Fondi Europei: perché frequentare un corso di europrogettazione?

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Se stai leggendo questo articolo sicuramente conosci già le molteplici opportunità che il mondo dei fondi europei può offrire. Che tu sia in un’associazione o sia un professionista, diventare un europrogettista esperto può fornirti tutte le carte in regola per far crescere la tua realtà associativa o la tua professione.

Lascia prima che mi presenti. Sono Mattia Di Tommaso, ho 35 anni e sono un europrogettista. Sono inoltre il presidente dell’associazione IDEA EUROPA, il primo network che collega gli enti no profit al mondo dei fondi europei. Svolgo da anni corsi in aula di Europrogettazione ed ho fondato inoltre La Scuola di Europrogettazione, che si occupa di formazione online.

Gestisco e scrivo da anni moltissimi progetti europei, ed oramai conosco bene questo mondo, ma all’inizio anche per me sembrava qualcosa di complicato. Una volta però comprese le sue regole e le sue dinamiche, come in tutte le cose, è stato tutto più chiaro.

Ti dico questo perché so che con l’impegno e lo studio si possono raggiungere ottimi risultati.

Sento spesso all’inizio dei miei corsi studenti che non sanno da dove partire, che dicono di perdersi nei meandri del sito della Commissione Europea, che non trovano mai quello che stanno cercando, che non sanno districarsi fra le molteplici informazioni, che invece sono molto chiare ed esplicative.

Sono partito a 23 anni per andare a svolgere uno stage presso il Parlamento Europeo, e lì ho capito che avevo tanto da imparare, che c’erano cose da scoprire che non potevano restarmi nascoste. Volevo sapere, volevo conoscere.

Ho frequentato un corso anche io, ed appena terminato, la sera stessa, ho preso il mio computer e ho iniziato a cercare ciò che più faceva per me. È stato importante frequentarlo perché ho potuto avere i primi orientamenti, le prime indicazioni pratiche, ma tutto quello che è venuto dopo, è stato frutto del mio lavoro.

Io lo dico sempre a chi vuole frequentare uno dei miei corsi. Se non si ha la voglia e la costanza giusta per mettersi all’opera il giorno stesso che termina il corso, è meglio non frequentarlo.

Questo non vale solo per l’europrogettazione, ma per tutti i corsi. Se non aggiungiamo quella fondamentale parte creativa, quell’impegno costante, quella voglia di provare, ed anche di sbagliare, quella possibilità di correggersi sempre e riprovare, ogni corso sarà stato vano. Certo utile, ma non sufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo.

Sembra facile a dirsi vero?

Un corso è importante perché può dare le basi, perché ci può dare una linea da seguire, perché ci può dare gli strumenti giusti da mettere poi in pratica per avviare un percorso, ma quel percorso siamo noi a doverlo indirizzare, siamo noi a dover scrivere il nostro progetto.

Siamo noi a dover fare l’analisi dei problemi, ad individuare gli obiettivi del nostro progetto, a fare un’analisi SWOT, a prevedere dei risultati, a pianificare una strategia di disseminazione dei risultati.

Se leggendo anche una sola di queste operazioni hai sbarrato gli occhi, certamente può esserti utile frequentare un corso per comprendere di che cosa si tratta, per avere gli strumenti giusti per partire con il piede giusto e per avere una linea di lavoro ben tracciata in mente.

Certamente può essere un punto di partenza notevole conoscere le metodologie di scrittura, i passaggi cruciali da seguire durante la progettazione, ma tutto ciò potrebbe risultare vano se non è unito al concreto tentativo di raggiungere il risultato, alla concreta voglia di provare a crescere, di migliorarsi.

Ti parlo per esperienza personale e ti dico che dopo i miei corsi ho visto tante persone che all’inizio sembravano piene di entusiasmo, non presentare nessun progetto. Ne ho viste invece tante altre, che dopo ogni corso, mi hanno contattato per dirmi di aver presentato un progetto loro.

Cosa le ha differenziate? Il fatto di essersi messe all’opera non appena terminato il corso.

Questa per me è una grande soddisfazione, ma lo deve essere anche per tutti coloro che hanno aperto il loro formulario ed hanno iniziato a scrivere.

Non dico dunque che sia fondamentale seguire un corso, perché si può iniziare anche da soli. Dico però certamente che è più semplice iniziare.

Io faccio tanti corsi online per la mia Scuola di Europrogettazione, e li rendo sempre il più completi possibile. Ho inserito tutta quanta la mia esperienza, le mie conoscenze sul campo, i miei errori. Ed è per questo che può essere importante frequentare un corso di europrogettazione, perché si potrebbero evitare sin da subito alcuni errori che sono stati già fatti, che io personalmente ho fatto, e che ho imparato sulla mia pelle a non ripetere più.

Vuoi che ti faccia un esempio?

Eccolo a te.

A volte mi è stata contestata – tornerò più avanti su questo importante punto – la poca valenza europea di un progetto. Che cosa significa questo? Significa che nel mio progetto non emergeva l’importanza della cooperazione internazionale, che non si comprendeva perché quel tipo di progetto avrebbe dovuto richiedere un finanziamento europeo se evidenziava un problema più locale che internazionale.

Una volta compresa la rilevanza di tutto ciò, ho prestato la giusta attenzione per tutti i progetti che sono susseguiti.

Torniamo un attimo indietro. Ti ho detto che un progetto europeo viene contestato. Sai perché? Perché la Commissione Europea, quando termina la correzione, invia le motivazioni. Questo è molto importante ed è una marcia in più per un europrogettista, perché con il progetto già scritto da una parte e le motivazioni della bocciatura dall’altra è possibile correggere e riscrivere un progetto che possa essere questa volta finanziato.

Frequentare un corso di europrogettazione però può essere importante anche per conoscere le tecniche di progettazione. Ognuno ha una modalità di lavoro diversa, ma sapere che ci sono dei metodi di procedere che sono stati validi per altri e che hanno portato poi al finanziamento di molti progetti europei è certamente importante per poter ripartire da lì.

Un’altra cosa che io consiglio sempre, e che non mi stancherò mai di dire, è quella che per imparare davvero bene a scrivere un progetto europeo è importante anche prendere parte attivamente come partecipante qui puoi trovare anche guida in merito a questo – per comprendere sul campo quello di cui poi si andrà a scrivere. Dunque consiglio di informarsi, di cercare realtà associative che già conoscono il mondo dei fondi europei e che mandano spesso i propri partecipanti all’estero per vari progetti.

Questo è stato un altro punto di partenza anche per me.

Questi sono i motivi secondo me fondamentali per cui seguire un corso di europrogettazione può essere importante. Non deve mancare mai però la voglia di formarsi, di crescere, di investire nel proprio futuro e nella propria professione, di interrogarsi e di aggiornarsi sempre.

Se ti manca tutto ciò ti sconsiglio vivamente di frequentare un corso di europrogettazione.

Se però vuoi comunque restare sempre aggiornato, ho creato una community gratuita su facebook all’interno della quale io e i docenti della Scuola di Europrogettazione condividiamo spesso contenuti formativi.

Se vuoi specializzarti, ti aspetto dentro.

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Imparare a scrivere un progetto europeo: i primi passi

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Se ti trovi a leggere questa guida hai sicuramente sentito parlare di progetti europei, e sarai a conoscenza dei benefici che si possono generare anche, e soprattutto, a chi ne usufruisce.

Però facciamo prima un passo indietro. Mi presento, io sono Mattia Di Tommaso, sono un europrogettista e presiedo l’associazione IDEA EUROPA, il primo ente in Italia che connette gli enti no profit con il mondo dei fondi europei.

Ho scritto questa guida per fornirti qualche strumento utile per iniziare.

Se sei qui infatti sicuramente sarai un presidente  o un manager di un’associazione, o magari un professionista  che desidera ampliare le proprie conoscenze e competenze per riuscire a soddisfare al meglio le richieste dei propri clienti. Benissimo. Sei nel posto giusto.

Comincio come prima cosa dicendoti che la formazione più importante che puoi maturare è quella che acquisirai sul campo. Solo così potrai crescere: provando, sbagliando, e riprovando ancora, fino a correggerti sempre.

Anche io ho cominciato così. All’inizio della mia carriera da progettista, oramai più di dieci anni fa, non sapevo da dove partire. Poi, dopo un corso sui fondi europei, ho preso carta e penna e ho iniziato a disegnare il mio progetto.

Sì, perché i progetti prima di tutto bisogna averli chiari e ben delineati nella propria mente. Uno degli errori infatti che evidenzio sempre durante i miei corsi e che commettono molti dei miei studenti, è quello di aprire subito il formulario. Sbagliatissimo.

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Come prima cosa noi dobbiamo sapere che un progetto europeo deve risolvere un problema, contrastare una criticità, generare un cambiamento positivo, trovare delle soluzioni, o creare delle reti internazionali virtuose (ogni call ha i suoi specifici obiettivi ed è sicuramente importante consultare la guida ufficiale ). Dunque la prima cosa che dobbiamo fare è individuare il nostro obiettivo.

Il nostro obiettivo deve, necessariamente, emergere da una precedente analisi dei bisogni ben strutturata e precisa.

Mi spiego meglio.

All’inizio neanche io sapevo come fare, e quando capitava di vedere un progetto non approvato mi scervellavo le ore per cercare di capire come poterlo correggere. Come poterlo migliorare. Sì perché una delle tante cose positive della progettazione europea è che la Commissione Europea, per ogni progetto invierà le valutazioni motivate. Sia in caso di approvazione che in caso di bocciatura. Io ripartivo sempre da queste valutazioni.

Spesso mi capitava di notare che una problematica che avevo individuato e che avevo spiegato all’interno del mio progetto, in realtà non era così ben delineata oppure la sua portata non era come l’avevo descritta. E’ chiaro che il primo errore stava proprio li. Nell’analisi dei problemi.

Capita infatti di credere che una determinata problematica possa coinvolgere tante persone, quando invece nei fatti scopriamo che non è così, che è solo una nostra percezione del problema, e consultando attentamente i dati statistici ci accorgiamo che dicono altro. E’ per questo che è fondamentale svolgere un’analisi dei problemi prima di qualunque cosa, per comprendere davvero la portata del problema.

Sapere quindi la direzione del nostro progetto. Il problema individuato sarà, così, la bussola su cui ruoterà tutto il resto dell’impianto progettuale.

Per fare ciò dovrai utilizzare le tue migliori risorse.

Informati online, contattai portatori di interesse  (detti stakeholders) che possono essere informati rispetto alla tematica da te scelta – come possono essere ad esempio sindaci, allenatori di squadre di calcio, parroci, volontari attivi sul territorio, rappresentanti di studenti – a seconda della portata del tuo problema.

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Vi racconto una storia che ho sempre nel cuore.

Tanti anni fa, fresco di studi, volevo realizzare un progetto nelle carceri rivolto ai detenuti. Mi sono interrogato più volte su quale potesse essere una tematica che potesse interessare e coinvolgere questa “particolare” tipologia di target. Le carceri sono piene di corsi di teatro ad esempio, di cucito e tante altre attività del genere, apprezzabilissime e certamente importanti per la vita all’interno delle carceri.

Io però volevo fare qualcosa di diverso, ma non sapevo come. Ho pensato tanto a quali potessero essere le esigenze dei detenuti e poi sai cosa ho fatto? Ho chiesto direttamente a loro.

Li ho interrogati singolarmente per sapere quali fossero i loro interessi, i loro bisogni e sai cosa è venuto fuori? Un bellissimo progetto che porterò sempre nel cuore, che si chiama “Un uomo che sbaglia rimane un uomo”, un corso di formazione che ho realizzato con la mia prima associazione SOS Diritti e Legalità che insegnava ai detenuti come fare ricorso alla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo contro l’ingiusta detenzione. Il corso era strapieno.

Perché ti racconto questo? A prescindere dal valore umano e sociale di questo progetto, ho semplicemente risposto ad un vero bisogno delle persone. Sono andato incontro ad un problema reale perché ho fatto un’attenta analisi dei problemi sul campo.

Questo è richiesto quando si scrive un progetto europeo. Ma soprattutto a questo servono i progetti: migliorare la situazione e dare un contributo al cambiamento positivo.

Analizzare con attenzione la situazione di partenza per comprendere quale sia la reale necessità.

Solo dopo aver individuato l’obiettivo generale del progetto possiamo spiegare tutto il resto: come, dove, quando e con chi.

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Ma anche qui bisogna stare bene attenti ai rischi. Ed è per questo che ti parlo di un’altra fase molto importante durante la vostra progettazione, che è quella dell’analisi dei rischi.

E’ importante tenere a mente tutti i possibili rischi che potrebbero capitare dal punto di vista dell’organizzazione del tuo lavoro. Non parlo di forze di causa maggiore – come ad esempio è la pandemia mondiale che stiamo attualmente vivendo e che ha fatto slittare le date di molte attività dei progetti europei che stiamo realizzando – parlo invece di qualcosa che si può controllare all’interno della gestione del lavoro e che quindi, nel caso in cui dovesse andare storto qualcosa, si possa correre ai ripari.

Parlo di staff, di tempistiche, di organizzazione dei ruoli e del lavoro. Tutte cose che devi avere sempre e costantemente sotto controllo.

Ricapitoliamo dunque. I primi passaggi per cominciare con il piede giusto per la scrittura di un progetto europeo sono: individuare il  problema, farne un’attenta analisi, specificare l’obiettivo (piu’ chiaro e specifico possibile) e fare l’analisi dei rischi.

Un altro ingrediente prezioso nel mondo della progettazione europea è quella di crearsi una buona rete internazionale, per poter trovare dei partner che siano quanto più idonei possibile per il tuo progetto. Questo però chiaramente è un passaggio successivo, che però non va mai sottovalutato.

Un partenariato ben strutturato è uno dei fattori che incidono sulla vincita di un finanziamento europeo.

Non è sempre semplice questa fase, e capiterà anche di avere problemi con dei partner – in più di dieci anni devo dirti che ne ho viste di tutti i colori – ma da qualche parte dovrai partire, come sempre.

Io, quando ho cominciato ad entrare in questo mondo, ho dovuto un po’ improvvisare, perché nessuno mi aveva mostrato i passi per muovermi al meglio. Le prime partnership internazionali sono cominciate grazie alle mie relazioni personali con persone che avevo conosciuto durante progetti a cui avevo preso parte come partecipante, e da lì si sono sempre più estese fino ad andare a consolidare una forte rete internazionale, che oggi per me è un grande vanto.

Poi fortunatamente – e stai bene attento a questo – ho scoperto l’esistenza della piattaforma SALTO, all’interno della quale era possibile trovare tutti i potenziali partner di tutti i paesi d’Europa, con i loro riferimenti web, una loro breve descrizione e tutto ciò che serviva per capire se quello potesse essere il partner giusto.

Bene. Giunti fino a qui ti sarai certamente fatto un’idea di come sia possibile partire con il piede giusto per la scrittura di un progetto europeo.

Una cosa vorrei ribadire ancora una volta, che potrà sembrare banale e retorica, ma profondamente vera: la vera palestra per la progettazione è la progettazione stessa.

Mi spiego meglio. Per imparare a scrivere un progetto europeo che sia approvato, e quindi finanziato, dalla Commissione Europea, la prima cosa che bisogna fare è mettersi a tavolino e cominciare a progettare. Leggere, documentarsi, contattare partner, stakeholders, media (questi ultimi due possono essere fondamentali per la disseminazione e valorizzazione dei risultati, ma ne parleremo in un altro momento).

Partire è il primo modo per imparare.

Invia i tuoi progetti, concediti di sbagliare e di imparare dagli errori.

Se mai cominci, mai riesci.

Con me almeno ha funzionato.

Ti lascio il tasto per accedere alla community di professionisti ed associazioni che ho creato con la mia Scuola di Europrogettazione, al fine di creare connessioni virtuose e condividere contenuti – come quello che hai letto ora.

Ti aspetto dentro.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”ENTRA NELLA COMMUNITY” buttom_link_src=”url:https%3A%2F%2Fmattia-di-tommaso.socialacademy.com%2Fpages%2Fentra-nel-gruppo-della-scuola-di-europrogettazione||target:%20_blank|” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][/vc_column][/vc_row]

Crescere e conoscere il mondo? Grazie ai progetti europei si può

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Se ti trovi qui a leggere questa breve guida, è sicuramente perché ti interessa trovare un modo per crescere formarti e guadagnare non rinunciando al piacere di viaggiare e scoprire il mondo.

Lascia però prima che mi presenti. Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 35 anni, sono un europrogettista e sono il presidente di IDEA EUROPA, il primo ente italiano che collega le no profit al mondo dei fondi europei.

Il mio ingresso nel mondo delle associazioni è iniziato a 23 anni, quando ho fondato la mia prima associazione SOS Diritti e Legalità, mentre il mio ingresso nel mondo dei fondi europei poco dopo, grazie ad un tirocinio che ho svolto al Parlamento Europeo di Bruxelles. Coniugando queste due realtà e questi due interessi, mi sono formato come professionista, e anche come essere umano. Subito dopo la laurea in giurisprudenza e il master in Diritti Umani ho cominciato a studiare i fondi europei.

Non starò qui a raccontarti le migliori tecniche per vincere un progetto europeo – faccio già dei corsi completi e dei contenuti gratuiti per quello – e neanche quanto sia bello il mondo dell’associazionismo e quanto esso possa renderti una persona migliore – puoi leggerlo alla seguente guida se vuoi. Voglio però parlarti della possibilità di crescita formativa ed umana che un progetto europeo riesce a dare ad ognuno di noi.

Il primo progetto europeo grazie al quale è “iniziato il tutto” è stato nel maggio del 2014. Sono andato a Tirana, in Albania, per uno scambio giovanile sull’imprenditorialità.

E’ stato un altro importante punto di svolta per me. Non tanto per il luogo che stavo visitando, ma per quello che ho trovato lì. Per le persone, per il modo di lavorare e cooperare. Per la capacità di ascolto reciproco e la possibilità di mettersi in gioco, in quelle che a guardarle sembrano delle semplici attività pratiche, ma che mi hanno lasciato dentro la curiosità di andare avanti, di cercare nuove risposte, di conoscere nuovi sguardi, nuove esperienze, nuovi dettagli.

Un progetto europeo come quello a cui stavo partecipando, e come tutti quelli che poi sono seguiti, coinvolge giovani provenienti da tante parti d’Europa. Con lingue diverse, culture e tradizioni diverse, abitudini diverse. Eppure essere tutti in cerchio a condividere esperienze, a cercare di migliorarci, a cercare di comunicare nel modo migliore che potevamo per farci comprendere anche in una lingua straniera, è stato ciò che mi ha fatto capire che c’era un mondo di possibilità da sfruttare, centinaia di persone ancora da incontrare, luoghi da vedere, con occhi nuovi, con gli occhi della scoperta.

Ogni progetto europeo al quale ho partecipato mi ha lasciato qualcosa che porto con me: la tristezza negli occhi delle donne della Moldavia, la speranza negli occhi dei bambini di Sarajevo, l’ambivalenza di Bucarest nell’essere così sfarzosa da un lato e così spigolosa e povera dall’altro; la magia di Parigi, la crudezza dei Balcani, la travolgente allegria delle città spagnole, dalla più popolare Madrid a tante piccole cittadine calorose che sembravano il centro del mondo. Anche se i miei occhi difficilmente dimenticheranno ciò che hanno visto in Kosovo e Auschwitz.

E tanto altro ancora.

Tutto ciò unito alle attività quotidiane con cui ogni progetto mi faceva mettere alla prova: team building, public speaking – chiaramente in inglese, laboratori di vario genere, educazione non formale; ma anche le attività più divertenti, come i pasti tutti insieme ad augurarsi “enjoy your meal”, o le sere internazionali, durante le quali ogni paese partecipante al progetto doveva condividere con gli altri un cibo tipico della propria nazione; o anche la difficoltà e la bellezza di condividere la stanza con degli sconosciuti, che dopo una settimana diventano un po’ dei fratelli.

 Tutto ciò l’ho visto con i miei occhi, ed è per questo che te lo racconto. Per farti comprendere che anche degli scambi giovanili di pochi giorni, possono essere fondamentali per la crescita e la formazione di un essere umano e possano arricchire il nostro bagaglio culturale molto più di quanto si crede.

Il bello di tutto ciò era il clima che si respirava durante questi progetti, la familiarità che si raggiungeva, l’uguaglianza. Senza dimenticare mai il perché ci trovavamo tutti insieme a parlare di educazione non formale, di formazione, di imprenditorialità e di qualunque altro fosse stato l’argomento del meeting.

Sono riuscito a fare tutto ciò perché le varie associazioni di cui sono stato parte e che ho presieduto, sono sempre state attive nel mondo dei fondi europei proprio per questo motivo. Dopo il primo progetto vinto ho iniziato infatti a scriverne tanti altri, trasformando poi questa mia passione nella mia attuale  professione…ma questa è un’altra storia.

E poi ci sono gli eventi internazionali che ho organizzato in Italia come associazione capofila del progetto. La prima volta la ricordo ancora come fosse ieri, era il gennaio 2015 ed ho ospitato con la mia associazione SOS Diritti e Legalità 25 Giovani provenienti da 6 paesi europei per un corso di formazione per aprire una start up. È stata una grande prova per me organizzare questo evento, perché ho potuto toccare con mano tutto quello che avevo sempre visto realizzare da altri durante tutti gli altri progetti.

Ho compreso le tempistiche precise per la realizzazione degli eventi, per l’organizzazione dei viaggi, degli alloggi, per fare in modo che tutti potessero trascorrere la loro permanenza al meglio e tornare a casa dopo questo meeting nello stesso modo in cui io sono tornato a casa da tutti i progetti a cui ho partecipato: cambiato, cresciuto, ritrovato.

Non si finisce mai di imparare nel mondo dei progetti europei. Ed oggi che i fondi europei occupano gran parte della mia vita e ho affinato bene le dinamiche progettuali, le metodologie di scrittura e tutto ciò che concerne il management di un progetto, la fase dell’attuazione, la fase in cui concretamente avvengono gli scambi costruttivi e produttivi per tutti, è sempre una grande emozione, è sempre qualcosa di nuovo. Non ci si abitua mai.

Ti starai chiedendo come è possibile partecipare a dei progetti europei immagino.

Non temere.

Non devi necessariamente fondare delle associazioni come ho fatto io, per iniziare ti basta guardarti intorno. Informati e cerca di capire se nel tuo territorio ci sono associazioni che sono coinvolte in progetti europei e sono disponibili ad inviare un partecipante che rispecchi il loro target, che magari potresti essere tu.

Tante associazioni infatti, non inviano ai progetti europei solo il proprio staff, ma consentono anche ad altri ragazzi del territorio di partecipare, se chiaramente rispettano i requisiti necessari.

Questa è un’altra cosa di cui vado particolarmente fiero ed orgoglioso. Negli anni sono partiti con la associazione SOS Europa, che ho fondato e presiedo dal 2016, centinaia di ragazzi per diversi paesi, e sono tutti tornati entusiasti, con uno sguardo nuovo, con una possibilità in più.

Se non sei inserito in una rete associativa dunque, ti consiglio di informarti, visita quanti più siti possibili – se vuoi puoi consultare anche il sito di SOS Europa qui, nella sezione in cui condividiamo sempre le opportunità di formazione.

Questa è la mia personale esperienza, e spero che in qualche modo possa esserti di aiuto. Certo, devi impegnarti per realizzare ciò che desideri e nessuno ti regala niente – anche questo l’ho imparato sulla mia pelle tante volte – ma so anche che siamo noi i protagonisti e i principali decisori della nostra crescita personale, quindi ti consiglio di darti da fare e trovare quello che fa per te, perché sono certo che c’è.

Nel frattempo ti invito ad unirti alla community gratuita che ho creato su Facebook, in cui puoi trovare europrogettisti, associazioni ed altri professionisti del settore. Qui ogni tanto condividiamo anche opportunità e call per aderire come partecipante a dei progetti già approvati.

Ti aspetto dentro.

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Come far crescere un’associazione? Tutto quello che c’è da sapere

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Ti è mai capitato di avere tante idee per la tua associazione ma di non riuscire a metterle in pratica?

Il tuo team non sempre ti segue e non riesci a gestire al meglio le risorse che avete?

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Allora questa guida fa al caso tuo.

Dopo aver letto questo articolo ti si apriranno nuovi spunti di riflessione e possibilità di crescita da cogliere.

Se stai leggendo questa guida probabilmente sei il presidente di un’associazione, o ti trovi nel mondo dell’associazionismo. Se non è così, ti consiglio di interrompere qui la tua lettura. Per chi invece si rispecchia in questa descrizione, sei nel posto giusto.

Lascia prima che mi presenti, sono Mattia Di Tommaso, ho 35 anni, sono un europrogettista e sono il presidente di un’associazione di promozione sociale, IDEA EUROPA, che si occupa di assistenza e formazione per altre associazioni e di creare un network virtuoso fra esse. Idea Europa è infatti il primo ente che collega le no profit al mondo dei fondi europei.

Facciamo però un passo indietro.

Non è semplice gestire un’associazione così grande, con tutto il suo staff e tutte le sue reti e connessioni con altre associazioni. Lo so bene, perché di associazioni ne ho fondate tre, e perché mi trovo quotidianamente a svolgere attività di consulenza ad associazioni che spesso hanno le tue stesse difficoltà organizzative.

Ti starai chiedendo come sono arrivato fin qui. Ti spiego subito.

A 23 anni, pieno di entusiasmo e con una laurea in giurisprudenza in tasca, insieme ai miei colleghi di corso, ho dato vita alla mia prima associazione. Si chiamava SOS Diritti e Legalità, ed aveva come mission quella di offrire assistenza legale a chi non poteva permettersela, con l’aggiunta di varie attività legate alla promozione dei diritti.

Qui c’è un primo consiglio che voglio darti. Stai bene attento.

La mission della tua associazione è ben chiara? Chi ti conosce, chi conosce la tua realtà associativa, sa che cosa fate? Sa come lo fate?

Se la risposta è no questo è il primo problema che dovrai risolvere con il tuo staff. Te lo dico perché mi è capitato spesso di incontrare colleghi che volessero far crescere la popolarità della propria associazione, ma non avevano loro stessi idea di dove volessero andare. Spesso siamo infatti pieni di bellissimi intenti, ma non riusciamo a comunicarlo al meglio, e non riusciamo dunque a promuovere tutte le nostre attività, o addirittura non riusciamo ad organizzarle.

Devi definire la tua mission in modo chiaro e diretto, presentandoti sul territorio con tutte le attività che svolgi. Organizza presentazioni, eventi di networking, e fatti conoscere. Ho riscontrato infatti che svolgendo attività di questo genere, anche semplici nell’organizzazione e che non richiedessero grandi budget, si potesse raggiungere già un primo risultato.

Ed è proprio a questo punto che mi aggancio. Ti è mai capitato di non riuscire ad organizzare un’attività, o di non riuscire a portarla a termine come più desideravi, a causa di alcune incomprensioni all’interno del tuo staff?

Ti parlo per esperienza, la prima cosa che devi fare in questi casi, è definire dei ruoli e dei compiti per ognuno, dare spazio alle idee di tutti e cercare di coniugarle con la mission della tua associazione.

Sembra semplice detto così vero?

Se però ti trovi a leggere queste righe sono sicuro che ti è capitato di non riuscire a coordinare al meglio il tuo staff o che ci fossero dei problemi al suo interno.

Bene, la prima cosa da fare è organizzare al meglio il lavoro in termini di tempi. Stabilire una scaletta delle attività da svolgere per arrivare al vostro obiettivo ed assegnare a tutti i propri compiti.

Non è sempre semplice, lo so bene, ma per fare in modo che un evento, una presentazione, un’attività, qualunque essa sia, riesca al meglio, devi essere coordinato. Oltre a ciò è fondamentale stabilire nel tuo piano di azione delle sessioni di verifica rispetto a tutte le attività che hai pianificato. Ascolta i tuoi collaboratori, verifica se ci sono problemi, crea un clima che possa consentire a tutti di raggiungere il proprio risultato per giungere poi al risultato finale.

Tutto ciò che ti ho raccontato infatti l’ho vissuto in prima persona all’interno delle associazioni di cui ho fatto parte, ed ho notato un netto cambiamento nel momento in cui tutti ci siamo coordinati al meglio e ci siamo ascoltati.

Ci siamo fino a qui? Bene.

Ti consiglio intanto di condividere questo articolo con tutto il tuo staff, o magari con altre associazioni del tuo network, per poter crescere insieme e creare realtà sempre più virtuose e collaborative.

A me è successo così: più collaboravo con altre associazioni più tutte ne traevano dei benefici.

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Ora vorrei fare un altro piccolo passo indietro, e raccontarti come poi la vita della mia prima associazione, quella di cui ti parlavo prima ricordi? SOS Diritti e Legalità abbia cambiato prospettiva.

A 23 anni ho svolto uno stage al Parlamento Europeo di Bruxelles, ed ero operativo nella sezione dedicata ai finanziamenti europei. Devo dire che quello è stato il primo punto di svolta della mia vita. Ho compreso piano piano che ci sono moltissime opportunità per gli enti no profit di accedere a dei finanziamenti per realizzare progetti.

Perché ti dico questo?

Perché per me e per le associazioni di cui ho fatto parte è stato fondamentale venire a conoscenza di queste risorse. Nel 2016 ho infatti fondato un’altra associazione SOS Europa, che oggi si distingue nel panorama nazionale grazie anche all’attiva partecipazione a progetti internazionali, che coinvolgono i giovani del nostro territorio, che tramite essi si formano e diventano cittadini europei più consapevoli.

Ma torniamo agli inizi, a quando tutto ciò ancora non era ben chiaro per me.

È stato come entrare in un nuovo mondo. Io e i miei colleghi ci siamo resi conto di quante opportunità avremmo potuto cogliere se solo ci fossimo messi in gioco in questo campo.

Un altro passo importante che ti consiglio di fare dunque, è quello di affacciarti a questo mondo. Lo so benissimo che all’inizio sembra complesso, ma comincia ad informarti, leggi, consulta i siti ufficiali della Commissione Europea, chiedi a chi ci è riuscito. Insomma datti da fare e trova ciò che fa al caso tuo. Perché sono sicuro che c’è.

Ti racconto questa storia perché so benissimo che, dopo aver delineato la mission, avere un team affiatato ed esperto, avere degli ideali e tanta forza di volontà, se non ci sono le opportunità economiche purtroppo molte iniziative associative stentano a partire.

Scoprendo le opportunità europee invece, ci siamo dati da fare ed abbiamo iniziato a scrivere il nostro primo progetto. Per noi era un mondo nuovo, era la prima volta che ci affacciavamo a quella realtà. Nessuno prima ci aveva insegnato a scrivere un progetto europeo e non sapevamo da dove cominciare.

Poi, piano piano, con impegno e tanta voglia di riuscire, abbiamo cliccato il tasto invio sul formulario.

È stata un’emozione indescrivibile.

Ed è stata ancora più indescrivibile l’emozione che abbiamo provato quando abbiamo scoperto di aver vinto il primo progetto.

Perché ti racconto questo?

Perché per la nostra associazione da quel giorno è cambiato tutto. Con il finanziamento siamo riusciti a realizzare un progetto che desideravamo da tempo, ma non solo per questo. Il nostro staff ha aumentato di molto le proprie competenze, in termini organizzativi, linguistici e non solo.

Organizzare infatti un evento che coinvolge associazioni internazionali richiede una gestione del lavoro e del tempo diversa da quella alla quale eravamo abituati. Tutto ciò è stata una grande prova che abbiamo superato e dalla quale siamo usciti più formati, più uniti e più internazionali.

Anche dal punto di vista territoriale l’impatto è stato infatti notevole, tutti coloro che ci conoscevano erano incuriositi dalle nostre nuove attività, e molti che invece non ci conoscevano sono venuti a conoscenza della nostra realtà.

Insomma c’è stata una crescita per noi da ogni punto di vista.

E non ti parlo solo della mia associazione, ma di tutte quelle che quotidianamente seguo e supporto nell’entrata del mondo dei fondi europei e della progettazione. Fino a quando non ci sei dentro, non comprendi davvero l’opportunità di crescita che è possibile realizzare, ma c’è.

Questi sono i miei personali consigli su come far crescere la propria associazione e tirare fuori il meglio da tutti i suoi componenti.

Ora ti lascio, e mi auguro di averti lasciato qualche idea positiva, qualche spunto su cui riflettere.

Ti invito inoltre ad entrare nella community che ho creato, in cui si trovano presidenti di associazioni, europrogettisti, consulenti e tanti altri professionisti. Qui condividiamo consigli utili – come spero sia stata per te questa guida – in merito al terzo settore e ai fondi europei.

Ti aspetto.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_resolution=”1280″ screen_wide_spacer_size=”10″ screen_normal_resolution=”1024″ screen_tablet_resolution=”800″ screen_mobile_resolution=”480″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”ENTRA NELLA COMMUNITY” buttom_link_src=”url:https%3A%2F%2Fmattia-di-tommaso.socialacademy.com%2Fpages%2Fentra-nel-gruppo-della-scuola-di-europrogettazione|||” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][dfd_modal_box time_output=”3500″][vc_single_image image=”3837″ img_size=”medium” alignment=”center” style=”vc_box_rounded” onclick=”custom_link” link=”https://mattia-di-tommaso.socialacademy.com/pages/entra-nel-gruppo-della-scuola-di-europrogettazione” title=”ENTRA NELLA NOSTRA COMMUNITY GRATUITA.”][/dfd_modal_box][/vc_column][/vc_row]

Il glossario dell’europrogettista: Matrice di Scoping

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il nostro glossario dell’europrogettista oggi ci propone: matrice di Scoping.

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Racconta un progetto: FLAG

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La rassegna Festival della letteratura Arcobaleno “Laboratori e Letture di ogni genere” – FLAG-  organizzato dall’associazione Gaycs, grazie al contributo della SIAE, si è svolta a Roma nei mesi di settembre-ottobre 2017. L’evento si è rivolto in modo particolare ai giovani della periferia romana del IV municipio e più in generale a tutta la cittadinanza. Il Festival si è occupato della diffusione della letteratura italiana contemporanea degli autori under 35 avente come tematica l’identità di genere e l’orientamento sessuale nell’ottica di consentire la conoscenza dell’altro al fine di eliminare luoghi comuni e pregiudizi.

Nella convinzione che etero e omosessuali, bisessuali e trans condividono similari esperienze nell’adolescenza, così come durante tutta la vita, i partecipanti hanno preso parte ad un percorso esperienziale tra letture e recitazione che ha consentito maggiore conoscenza e la costruzione di un comune vissuto. La manifestazione si è svolta nel quartiere di San Basilio, una delle zone in cui la crisi sociale ed economica è più intensa. La rassegna si è sviluppata in 5 giornate dove, tra le altre, ci sono state letture, recitazione e laboratori nelle biblioteche locali e questo ha permesso un processo di scambio e condivisione. La consapevolezza di vivere esperienze similari è stato un momento di crescita per tutti, etero e non.

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