EDUCAZIONE NON FORMALE
L’educazione non formale invece prevede sì che ci sia una classe, come per quanto concerne l’educazione formale, ma elimina ogni tipo di barriera fra chi dirige la sessione, e chi invece è lì per apprendere. Durante le sessioni di educazione non formale infatti non sono ammesse cattedre e banchi che fanno riferimento ad un ruolo e ad una distanza e non vi è un docente, bensì un facilitatore. Spesso chi partecipa a queste sessoni si trova seduto in cerchio su delle sedie, o a volte, in una situazione più confidenziale, anche a terra. Non vi è dunque distanza, né fisica né di ruolo, fra gli uditori e il facilitatore. È una situazione confidenziale, spesso è abolito il “lei” per lasciare spazio ad un “tu”. Il rapporto che si instaura fra chi tiene la lezione e chi la recepisce è spesso gioviale e tutti dovrebbero potersi trovare a proprio agio. Si favorisce molto l’intervento ed il contributo di tutti, ognuno può sentirsi libero di esprimere un proprio parere, arricchendo in questo modo tutto il gruppo, cosa che dovrebbe essere valida anche per quanto riguarda l’educazione formale, ma non sempre avviene. Con questo non significa che l’educazione non formale non consenta di imparare tanto quanto quella formale, anzi, si riesce a rendere piacevole l’apprendimento in una maniera che non sia scolastica e che a volta sembra poter fruttare anche di più.
L’Unione Europea promuove molto l’educazione non formale, poiché consente di imparare molto pur essendo in un ambiente confidenziale, di
condivisione, che, in questo specifico caso, consente a persone provenienti da paesi differenti di creare un legame e di scambiare buone pratiche ed esperienze, valori fondamentali per i programmi europei.
Dunque, il consiglio per un buon progettista, soprattutto nel settore Erasmus Plus, è quello di introdurre l’educazione non formale come metodologia dei training o dei meeting che potrebbe inserire all’interno del proprio progetto.